Sophia - Apr. 19 '07: Indieclub Sintetika, Firenze (IT) |
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list I left you if only swept back where are you now pace oh my love big city rot desert song 2 everyday p1/p2 (without robin's guitar) lost p1/p2 (with robin's guitar) within without the river song ------------------------ ship in the sand so slow the sea Review 1 I ricordi "pieni di lacrime" di un passato doloroso Sono seri e rigorosi i Sophia dal vivo. La loro non è una posa, come quella dei tanti imbronciati gruppi indie-rock dall'aria depressa e tormentata. Lui, Robin Proper-Shepard, il leader della band, è uno che la sofferenza l'ha provata davvero. E si sente. Si sente dalle parole che la sua voce intensa e commossa restituisce alla platea incantata del piccolo club "Sintetika" di Firenze. Un ambiente intimo e raccolto, forse troppo ristretto per accogliere un pubblico sempre più numeroso man mano che la serata procede. Salgono sul palco intorno alle 23.30 i cinque romantici di San Diego, regalandoci subito due pezzi strappalacrime del passato eseguiti in maniera impeccabile: l'incalzante "I left you" e la malinconica "If only" introducono immediatamente nel clima nostalgico che accompagnerà poi l'ora e mezzo successiva. Sono soprattutto i brani struggenti di "De Nachten" che coinvolgono gli appassionati: un album che trasuda tutto il tormento e il dolore della perdita, quella di un amico e compagno di vita scomparso improvvisamente. Sophia è infatti un progetto nato (nel '96) dall'elaborazione del lutto, qualche tempo dopo la tragica dissoluzione dei God Machine in seguito alla morte del bassista. E se la vera arte nasce dalla sofferenza, i Sophia ne sono la dimostrazione vivente. Passando attraverso pezzi più sereni e melodici di "People are like Seasons", come la trascinante ballata "Oh my love", ci si immerge senza forzature nelle rumorose atmosfere distorte e schitarrate dell'ultimo "Technology Won't Save Us", un album potente e maturo che rappresenta fin dal titolo lo spirito romantico e nostalgico di una band che ha fatto della celebrazione dell'amore e della sua perdita un marchio di fabbrica. Sentimenti insomma che la tecnologia non può dare. E per capirlo basterebbe essere entrati soltanto a fine concerto, quando la band, dopo la trascinante "The River Song", è rientrata sul palco regalando al pubblico commosso tre chicche del passato come "Ship in the Sand", "So slow" e l'immancabile concentrato di malinconia di "The Sea". La prova, matura e consapevole, che l'arte è il miglior rimedio per esorcizzare il dolore. Chiara Renda, 21/04/2007, NSC anno III n. 14 Review 2 Pareva già estate al Sintetika di Firenze. Un po' per il caldo esagerato e un po' per il 'bollente' approccio di Robin Proper-Sheppard e dei suoi Sophia. Il Reality Bites Festival non poteva certo aprirsi in modo migliore e la rassicurante presenza che ha presto riempito il 'covo' indie incastonato nel centro fiorentino ha assistito inerme allo strabordante apparire di un musicista di ego e classe superiore come l'ex God Machine. Un concerto che segue di pochi mesi l'uscita dello stupendo 'Technology Won't Save Us' già punto fermo di una carriera incentrata sulla ricerca melodica e sulla fuga dalle visioni industriali di un tempo. Pop, post rock e folk sono i punti di riferimento di un concerto elettro-acustico costantemente attraversato da una malinconia di fondo a volte semplicemente cantautoriale ed altre immersa in una decadenza quasi gotica. Il crescendo costruito dai Sophia a partire da I Left You raggiunge il suo apice con canzoni quali 'Where Are You Now' o 'Big City Riot' capaci di scatenare l'inferno emotivo dentro ognuno di noi. Quando invece scatta l'ora di 'Oh My Love' oppure 'Pace' appare evidente come la storia di Robin Proper-Sheppard, seppure ormai istituzionale e canonica, sia baciata da un'ispirazione sempre più viva e compiacente. Impossibile sottrarsi. Lunedi 23 aprile si replica con Deerhof e Joan As Police Woman. A cura di divine, 20/04/2007 Review 3 Più che il calore del pubblico immagino che di questo concerto fiorentino Robin Proper-Sheppard ricorderà il calore punto e basta: “It’s really really hot” commenterà il leader dei Sophia ad un certo punto dello show… Giornata caldissima a Firenze e serata quasi estiva: dopo cena per strada ci saranno venti gradi e all’interno del Sintetika almeno dieci di più, con l’aria che diventa sempre più irrespirabile man mano che l’afflusso degli spettatori aumenta senza che le piccole finestre del locale riescano ad immettere l’aria che fuori va pian piano rinfrescandosi. Il pubblico è senz’altro molto numeroso, ma come capita sempre più spesso ai concerti lo spettacolo in cartellone diventa occasione mondana di incontro più che evento musicale da seguire nel rispetto di tutti, artisti e persone paganti: prime file decisamente attente e coinvolte, seconde file meno concentrate per non dire distratte al punto che tra un pezzo e l’altro o quando il volume delle chitarre va abbassandosi il brusio di sottofondo e i chiacchiericci consumati qua e là risuonano costanti e piuttosto fastidiosi. Nonostante questo io riesco fin da subito ad entrare in pieno clima concerto, e non poteva essere diversamente vista la tripletta calata in apertura: “I left you”, “If only” e “Swept back” sono tre classici del repertorio della band, stasera schierata in formazione a sei, con la chitarra di Robin Proper-Sheppard affiancata da altre due chitarre, basso, batteria e tastiere (più all’occorrenza basi programmate su pc portatile). Come sempre di assoluto valore la prestazione al microfono di Robin, la cui voce calda e vibrante continua negli anni ad emozionarmi come poche altre, e azzeccatissima la scaletta, che pesca a piene mani da tutte le tappe della storia dei Sophia andando a ritroso nel tempo fino a “”Fixed water”. Spazio ovviamente anche alle canzoni dell’ultimo album “Technology won’t save us”: sfila senza lasciare troppo il segno “Where are you now”, ben più incisive “Pace” e “Lost”, mentre “P. 1/P. 2 (Cherry trees and debt collector)” diviene vero e proprio motivo conduttore del concerto visto che il gruppo decide di eseguirla per ben due volte a distanza di pochi minuti. Qualche piccola imperfezione tecnica – Robin che in due occasioni attacca a cantare leggermente fuori tempo, il laptop che fa le bizze e ad un certo punto “spara” la base sbagliata – non vanno ad intaccare la bontà di un concerto lungo quasi due ore nel quale il gruppo si dimostra comunque molto affiatato e capace in più di un’occasione di gettare nuova luce sui brani proposti: sottolineo una “Oh my love” tutta punteggiata di palpiti elettronici, una “I’d rather” più guizzante e nervosa di quanto siamo abituati a sentire su disco e, a chiudere il set prima dei bis, un’eccellente versione di “The river song” che vede il tastierista imbracciare una quarta chitarra elettrica per unirsi alle altre tre nella costruzione di un poderoso muro sonico. Per la verità non troppo incoraggiati dagli applausi del pubblico - forse già appagato, forse talmente sfinito dal caldo opprimente al punto di desiderare solo una boccata di aria fresca - i Sophia risalgono sul palco per i bis di rito: prima “Within without”, dedicata da Robin Proper-Sheppard alle ragazze in sala, e poi il pathos di “So slow” trascinato lontano dalle onde elettriche di “The sea”. Guido Gambacorta, 8.05.2007, freakout-online.com Photos by Tania Tampieri |