Set
list
Resisting
The Drifter
Don't Ask
Blame
California
St. Tropez / The Hustle
You Said It's Alright
Baby Hold On
It's Easy To Be Lonely
Bad Man
So Slow
If Only
Oh My Love
The Desert Song
Darkness
The River Song
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Birds
I Left You
Review 1
Era molto tempo che Robin Proper-Sheppard non tornava a farsi vivo.
Circa 7 anni sono passati dal suo ultimo album in studio 'There Are
No Goodbyes...' (2009) e finalmente, il 15 aprile 2016, è uscito
un nuovo lavoro 'As We Make Our Way (Unknown Harbours)', che ha riportato
l'attenzione su quel progetto che molti hanno amato fin dal suo esordio,
nel lontano 1996, con un disco perfetto come 'Fixed Water'. Per questo
l'unica data italiana del suo tour di presentazione dell'album era
attesissima e, infatti, sebbene il Covo di Bologna non abbia una capienza
smisurata, la sala è piena.
'As We Make Our Way' segna un lieve ma significativo cambio nel suono
dei Sophia, che si riflette anche nella formazione sul palco: oltre
allo storico batterista Jeff Townsin, ci sono tre giovani musicisti
(rispettivamente chitarra solista, basso e tastiere, chitarra e tastiere).
Come da disco, anche nel live emerge la presenza del synth e del piano
e uno spessore maggiore delle chitarre. Ma il suono complessivo che
nasce sul palco è molto più intenso e potente della
resa in studio.
La prima parte del concerto è quasi esclusivamente dedicata
al nuovo album. Prima di salire sul palco partono le note di 'Unknown
Harbours', che come un ouverture ci introduce nell'atmosfera del live.
Robin e sodali devono attraversare tutta la sala per salire sul palco
e attaccano subito con 'Resistant', creando un muro sonoro di chitarre
elettriche, aperte, distorte, che setta immediatamente la dimensione
del suono. Dal vivo 'Resistant' è potente, melodica, avvolgente
come tutta la performance di questa serata. Tre chitarre si fanno
sentire (Robin suona una Epiphone Hollow Body, stesso modello la seconda
chitarra, mentre il solista suona una Fender Jazzmaster), e anche
se per diversi brani prevale la dimensione pulita, acustica, in stile
Sophia, per gran parte del live le chitarre costruiscono energia,
spessore, un'onda di suono che senza essere violento travolge.
Il secondo brano è 'The Drifter', altro singolo tratto dall'ultimo
disco, a cui segue 'Don't Ask' e la bellissima 'Blame'. C'è
un'atmosfera raccolta, silenziosa, rapita fra il pubblico perfettamente
sintonizzata con l'intimità dei brani proposti per la prima
parte del live. Del nuovo disco le suonano praticamente tutte: segue
'California', 'St. Tropez / The Hustle', 'You Say It's Alright'. Questi
ultimi due brani portano un velo più cupo, psichedelico nella
sala del Covo, anche se il suono che avvolge tutto il pubblico resta
pieno, cristallino, denso e variegato grazie alle intarsiature create
con il synth. Tutta la cupezza si scioglie appena cominciano le note
di 'Baby, Hold On' (una delle tracce migliori dell'ultimo disco, a
nostro parere) e la malinconica 'It's Easy to Be Lonely'. A questo
punto il pubblico è totalmente immerso nel mondo sonoro di
'As We Make Our Way', completamente sollevati, trasportati dalla voce
di Proper-Sheppard che ci lascia appesi senza abbandonarci mai e che
rimprovera chi si permette di tossire proprio nel mezzo di uno dei
brani più intimi. Ma Robin è fatto così, mette
a posto tutti (a chi gli grida delle richieste risponde: "You
gotta get what I give and you gotta be happy, goddamnit!").
L'apice della serata si raggiunge quando Robin comincia a cantare
'So Slow'. Tutto il pubblico reagisce come se avesse ritrovato un
tesoro e si mette a cantare all'unisono tutto il brano con il cantante.
un momento davvero intenso, tanto che alla fine Proper-Sheppard è
visibilmente emozionato e ringrazia sorridendo (cosa assai poco sophianiana,
come ha dichiarato egli stesso su Facebook il giorno dopo): "Se
registro una versione live di questo pezzo potete esserci tutti? Wow,
è stato fantastico. Fuckin' Bologna, you kickin' ass! In a
very sad way, of course". Tanto per restare con le orecchie nel
passato, dopo 'Fixed Water', finiamo in 'The Infinite Circle' con
la bellissima 'If Only', e anche in questo caso tutto il pubblico
ha una reazione da stadio: braccia alzate, tutti cantano all'unisono,
suonata con tre chitarre è ancora più intensa.
L'ultima parte del concerto è dedicata alla discografia seguente:
'Oh My Love' apre una sezione di canzoni più rock, dove distorsione
e potenza superano la delicatezza delle linee melodiche delle tastiere
e delle chitarre arpeggiate. 'The River Song' costruisce un loop continuo
crescente ipnotico; segue 'Birds' e il concerto si chiude con 'I Left
You' in una versione molto più rock del disco, assolutamente
convincente.
Alla fine del concerto Robin ringrazia ancora tutti, dichiarando che
quello di Bologna è stato senza dubbio il miglior pubblico
del tour. E un po' gli crediamo perché per un'ora e mezza siamo
stati tutti rapiti, gustando un concerto atteso da tanto tempo che
non ha tradito le aspettative.
Francesca Arceri, indie-rock.it
Review 2
7 anni dopo il suo ultimo concerto full band (con archi) e 6 dal tour
acustico in solitario ritorna Robin-Sophia.
Un ritorno preceduto dal nuovo disco As We Make Our Way (Unknown Harbours)
e prima ancora dal singolo It's Easy To Be Lonely
Tour breve, quasi un rodaggio visto anche che, a parte il fido Jeff
Townsin alla batteria, gli altri musicisti sono tutti nuovi e giovanissimi.
Propedeutico per un (ben più sostanzioso, ci si augura) tour
autunnale, stagione che maggiormente e meglio si adatta al mood dell’opera
e della personalità di Robin, mood al quale sembra si siano
adattati alla perfezione i novelli Sophia, almeno musicalmente.
L’occasione è di quelle “importanti” ed il
Covo è stracolmo ed esplode all’ingresso (dalle retrovie)
del gruppo che sale sul palco sulle note di Unknown Harbours ed è
subito ultimo disco con Resisting.
Da questa in poi, i primi 9 brani sono tutti quelli dell’ultimo
lavoro, nello stesso identico ordine del disco.
Anche per questa scelta, ci si rende ancor più conto del sapore
di prova generale.
Dal vivo il gioco funziona perfettamente, con quell’equilibrio
tra brani prettamente rock e ballate a la…Sophia, e le esecuzioni
live, dopo le perplessità dei 2 lavori precedenti, convincono
ancor di più di essere davanti ad un signor disco che, se non
si può paragonare alle prime 3 opere, ci riporta un Robin in
gran forma.
Insomma la continuità del discorso interrotto e ripreso nella
medesima maniera.
E non potrebbe essere diversamente.
Terminato il nuovo, si torna al passato con una stupenda (e forse
inaspettata) Bad Man seguita da 2 lance conficcate nei deboli cuoricini
dei suoi fan, che fanno diventare lucidi gli occhi mentre le cantano
in coro con lui.
So Slow, cantata dalla prima all’ultima strofa, in coro dall’intero
audience, tanto che alla fine Robin chiede di essere nuovamente presenti
nel caso decidesse di registrarne una nuova versione live e poi rincara
la dose con un “Bologna, kicking ass… in a very sad way,
of course”…
E poi If Only ancora in coro anche se più sommessamente.
C’è ancora il tempo per Oh My Love, la più debole
del mazzo, seguita dal trittico Desert song nr 2, Darkness e The River
Song che toglie il fiato e mette alla prova i timpani e le coronarie
di tutti i presenti nel minuscolo locale.
Arrivano, così, i 2 bis con una inattesa Birds ed una più
prevedibile I Left You.
1 ora e ¾ di concerto praticamente senza soste, intenso, energico,
emozionante.
Welcome back Robin, ci rivedremo quando le foglie saranno ingiallite,
proprio come quelle sulla copertina di People are like Seasons…
Angelo M., stordiscolivereport.blogspot.be, 17/5/2016
Review 3
Dopo aver pubblicato il loro attesissimo sesto LP, “As We Make
Our Way (Unknown Harbours)”, uscito da appena tre settimane,
i Sophia ritornano in Italia: la data di stasera al Covo Club di Bologna
è l’unica nel nostro paese e i fan italiani non fanno
mancare il loro affetto alla creatura di Robin Proper-Sheppard, mandando
sold-out lo storico locale di viale Zagabria.
Quando, pochi minuti prima delle undici, tentiamo di entrare nella
sala dove si tengono i concerti, la stanza è incredibilmente
piena e il musicista nativo della California e i suoi compagni sapranno
ricompensare il calore dei presenti con un concerto indimenticabile.
Dopo un lungo intro strumentale, è la voce di Robin, che si
distingue in mezzo alle chitarrone rumorose, a incantarci immediatamente
con la bellissima e cupa Resisting, primo estratto della serata dall’album
più recente.
La successiva The Drifter, invece, sa creare un clima molto bello:
è riflessiva, dolce e la sua atmosfera soft rilassa ed emoziona
il pubblico emiliano; California risulta poi fresca e frizzante, adrenalinica
e veloce.
In seguito Baby, Hold On ci regala momenti unici: i sentimenti così
puri e cristallini e la voce morbida di Proper-Sheppard sono qualcosa
di indescrivibile e che porta quasi alle lacrime, tante sono le emozioni
che sanno suscitare, tributate poi da un lungo e meritato applauso
da parte dei numerosi presenti.
Bad Man, estratta dal vecchio “De Nachten” (2001), è
particolarmente sincera, con la strumentazione che continua a cambiare
la sua intensità a seconda dei momenti, mentre Jeff Townsin
picchia deciso sul suo drumkit. E’ poi So Slow, supportata dal
piano, a disegnare un altro di quei momenti indimenticabili: bisogna
solo ascoltare in religioso silenzio e provare i brividi che scorrono
sulla pelle.
Oh My Love è rock, puro, adrenalinico, così come The
River Song, che suona cattiva, malinconica e cupa.
Per i due encore, Birds e I Left You, sono ancora i sentimenti a vincere
e Robin mette in luce ancora una volta la sua classe e il suo magico
tocco: in molti vorrebbero ancora qualche pezzo, ma sono già
passati novanta minuti e i djset devono iniziare, ma la nostra serata
è stata veramente perfetta.
ap1976parma, troublezine.it, 15/5/2016
Photo by Angelo Montagano
Photo by Carlina Coriani
Photos by Christian Rinner
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