Sophia - Oct. 22 '04: Hiroshima Mon Amour, Turin (I) (+ string quartet) with Thalia Zedek

Review 1
Vivo il concerto dei Sophia come una realtà parallela che si costruisce minuto su minuto...ad ogni sonorità associo un minuto nel mio parallelo....lo immagino come un viaggio al confine....su una macchina con il riscaldamento acceso....come a catturare il freddo dell'ignoto che riposa di fuori....rendendolo accogliente...accettabile....una strada che direziona la mia vista all'orizzonte...."Oh My Love".....'such a long time'....una fresca curva per la mia mente....ai lati della strada posso mettere il positivo sulla sponda sbagliata e rendermene conto troppo tardi.....le 4 note del piano in "Swept Back"....è una materia plastica....indistruttibile...come gli interni inodore di questo abitacolo...."If a Change Is Gonna Come"...sono i fari abbaglianti sparati nei miei occhi...potenti e filtrati come la voce di Robin Proper-Sheppard...sorrisi indossati dal momento....è un viaggio sul confine sbalzando di tempo in tempo...cambio sull'asse fragile della malinconia acusticamente mai desiderata...."Within Without"....le immagini dei miei amori avvolte nel cuore della notte....cammino a piedi scalzi sui vetri ancora una volta.....i vetri sono l'ennesimo amore distrutto...l'ennesimo amico perso.....ma continuo a tracciare il mio confine.....sulle note della cavalcata finale molto ledzeppeliniana di "River Song".....
Ricordo i momenti: l'inizio del concerto è un nuovo pezzo che i Sophia propongono per la prima volta dal vivo - Il malinconico quartetto d'archi che acompagna Robin & C. - "Fool" un pò Spain...ballata 'ottimistica'...Robin a tratti mi ricorda la voce di B.Corgan...uno dei pezzi migliori - "Every day"....la più cantata dal pubblico - "I kiss my baby she's just one month old, I kiss her mother nothing I can say can console...."
fakingpopcombo.splinder.com

Review 2
Quando alle 22 in punto Talhia Zedek sale sul palco di Hiroshima Mon Amour per cominciare il suo concerto, la sala è piena soltanto a metà. La ex Live Skull e Come si presenta accompagnata dalla viola di David Michael Curry e dalla batteria di Daniel Coughlin, gli stessi che hanno suonato con lei nel suo ultimo Trust Not Those in Whom Without Some Touch Of Madness, di cui i tre ripropongono praticamente tutti i pezzi. Malgrado la strumentazione più che essenziale, l’impatto è notevole, e le emozioni che Thalia riesce a trasmettere sono di quelle preziose. Ship fatta subito all’inizio, ad esempio, davvero lascia il segno e per tutto il concerto diventa quasi impossibile distrarsi. David Michael Curry e Daniel Coughlin si rivelano a dir poco eccezionali, in particolare il secondo con il suo pestare sulla batteria ora teso ora appena accennato, riesce a caricare di tensione ogni pezzo, mentre la viola si innalza verso l’alto e diventa tappeto che esalta la voce di Thalia. Quest’ultima, infine, riesce a catturare l’attenzione di tutti con la sua semplicità disarmante, e addirittura pare imbarazzata dai tanti applausi che riceve tra un pezzo e l’altro. Alla fine ci regala un’ora di concerto intensissima. E qualche crepa in più nel cuore.

Dopo essere stato letteralmente rapito dalla Zedek, riesco a riservare poca attenzione ancora per i Sophia. La sala ormai è colma, segno che, nonostante la loro apparizione torinese in giugno, hanno un vero e proprio seguito di fedelissimi. Sul palco si presentano in modo veramente impeccabile, tutti in camicia scura, e con tanto di sezione d’archi. Robin Proper-Sheppard ha una bella voce calda, le canzoni ci sono anche, ma proprio non riescono a coinvolgermi. Rispetto molto l’uomo e il suo passato, ero un fan dei God Machine, ma i Sophia stentano ad entusiasmarmi, trovo un po’ piatte le loro canzoni, e l’unico momento in cui si ridesta l’attenzione è quando a metà concerto i volumi delle chitarre si alzano e il suono diventa distorto e il gruppo riesce a creare un crescendo carico e intenso. Dopo quest’unica scintilla, per quanto mi riguarda, il concerto finisce e gli ultimi pezzi mi vedono distratto nelle ultime file. Ma non c’è da farne una colpa ai Sophia, dopo Thalia Zedek è difficile far spazio a qualcun altro nel proprio cuore.
Danilo Corgnati, www.liverock.it


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